La Sardegna in piena emergenza demografica

Ogni anno l’8 agosto si celebra la festa dell’Emigrato. Una ricorrenza, questa, che in Sardegna negli ultimi tempi si è riattualizzata nei contenuti e significati a causa del rinnovato e rinforzato fenomeno dell’emigrazione dei sardi dall’isola.

I risultati della ricerca sul fenomeno dello spopolamento e dei flussi migratori della Sardegna, promossa dalle Acli e coordinata da Mauro Carta – Presidente delle Acli provinciali di Cagliari –, parlano chiaro: la Sardegna si sta spopolando. E sono prima di tutti i piccoli centri delle zone interne dell’isola che mostrano inequivocabilmente i segni di questo fenomeno.

Durante la presentazione dei dati, tenutasi l’8 agosto 2015 in occasione del convegno “Emigrazione, immigrazione e spopolamento in Sardegna” – organizzato dalle Acli di Gesico, in collaborazione con le Acli provinciali di Cagliari e con il CREI Acli – è stato delineato uno scenario nel quale sono i dati negativi a farla da padroni.

Basti pensare che nel corso del 2014, sommando il saldo naturale (la differenza tra i morti e i nati, negativo per circa l’80% dei comuni sardi) e il saldo migratorio (la differenza tra i residenti acquistati e quelli persi), si sono persi 573 abitanti, compensati non a caso dalla crescita di Cagliari (+1098), e Olbia Tempio (+1.432). Tutte le altre province sarde, invece, hanno fatto registrare dei saldi negativi: Sassari (-382), Oristano (-868), Nuoro (-567), Carbonia Iglesias (-694), Medio Campidano (-535) e Ogliastra (-57).

Sono i giovani i protagonisti di quella che si può ormai definire una “fuga in massa” dalla regione. Dopo che, tra numerose difficoltà, i giovani sardi hanno provato invano a trovare un lavoro nell’isola, sono costretti inesorabilmente a partire. Ma a guardarle bene, le ragioni che spingono questi ultimi ad andare via sono ben più complesse e non sono legate soltanto alla pura e semplice mancanza di un’occupazione. Sono le opportunità di crescita, infatti, e di vedere finalmente premiati i sacrifici di tanti anni di studio universitario che motivano i giovani più qualificati a lasciare la propria terra.

Nel corso del 2014 si stima che siano stati oltre 7.200 gli emigrati sardi che hanno deciso di lasciare l’Isola per trasferirsi all’estero (Gran Bretagna e Germania) e in altre regioni italiane ( Lombardia e Lazio).

Ma l’emergenza demografica è compensata in parte dai cittadini stranieri che decidono di vivere in Sardegna, nel corso del 2014 sono stati 45.079, 2920 persone in più rispetto al 2013.

Discutere di spopolamento e di flussi migratori – sostiene Mauro Carta- è importante, perché tutti insieme dobbiamo trovare delle soluzioni e dei programmi per contrastare questa situazione di emergenza. I giovani partono perché vogliono essere valorizzati e sono pronti per la mobilità internazionale mentre la Sardegna assiste per lo più indifferente all’allontanamento progressivo delle sue energie migliori.”

I piccoli paesi assistono passivamente a questo fenomeno – spiega Carta –, per questo motivo nelle prossime settimane sarà presentato un progetto sperimentale delle Acli, l’Osservatorio permanente dello spopolamento e dei flussi migratori, che coinvolgerà tanti piccoli comuni della Sardegna. Si partirà dallo studio e dall’analisi di ciascuna comunità e in collaborazione con gli attori locali saranno proposti nuovi strumenti e programmi per contrastare il fenomeno”.

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