Un Piano organico per contrastare la povertà

L’Alleanza contro la povertà chiede al Governo di prevedere nella prossima legge di stabilità un Piano organico a contrasto della povertà. Se davvero esiste una volontà politica e si fa chiarezza sull’obiettivo e sul percorso, non saranno le risorse a costituire un ostacolo all’attuazione del piano. Gianni Bottalico (Presidente nazionale delle Acli e portavoce dell’Alleanza) definisce la lotta alla povertà come parte di un grande compito che è «quello di rendere il Paese più uguale e più giusto».

«I soggetti che compongono l’Alleanza contro la povertà – continua Bottalico – stanno insieme per il Paese. Vediamo cosa effettivamente ci sarà nella legge di stabilità, la valuteremo in modo coerente alle cose che l’Alleanza ha fatto. Risorse adeguate, tempi certi, servono queste certezze. Il Reis costituisce un lavoro importante avviato in questi anni, ci siamo strutturati sul territorio con i tavoli regionali. Stiamo facendo molti passaggi anche con i gruppi parlamentari. Siamo ottimisti e determinati a proseguire con tenacia il cammino verso l’obiettivo di dotare anche l’Italia di un Piano nazionale contro la povertà».

In occasione dell’incontro tenutosi il 14 ottobre 2015 a Roma, anche gli altri esponenti delle organizzazioni dell’Alleanza si sono  fatti portavoce della necessità di un intervento immediato e strutturato.

Maurizio Gardini (Confcooperative) auspica che «il Reis rappresenti un reale reinserimento nell’economia e nella società delle persone che vivono ai margini. Sarebbe importante che i provvedimenti che emergeranno dalla Legge di Stabilità siano il primo passo per riorganizzare i modelli di welfare del Paese puntando sulla partecipazione delle persone».

Don Francesco Soddu (Caritas) sostiene che «un provvedimento contro la povertà delle famiglie, per non rischiare di creare un effetto categoriale, deve essere un anticipo di una misura universale, definendo sin dall’inizio le tappe di un percorso da condensare in un Piano nazionale; e va connesso alle reti territoriali, deve essere sussidiario e personalizzato per costituire davvero una prospettiva nuova per le politiche sociali del nostro Paese».

Contro misure astratte e sperimentali è Pietro Barbieri, (Forum nazionale del Terzo settore) per il quale «è tempo di smetterla con le sperimentazioni sulla povertà. Ciò è insufficiente rispetto alle esigenze del Paese. Chiediamo che vengano definiti i livelli essenziali di assistenza e che il Paese si faccia carico del tema della povertà e del Welfare».

La Cgil con Vera Lamonica puntualizza e ribadisce la necessità di «un piano strutturale, universale e di prospettiva che abbia un obiettivo definito, il contrasto della povertà assoluta, da raggiungere con un percorso graduale che può avere un unico criterio: il grado di povertà: si parte da chi è in condizioni di maggiore difficoltà, ma ci si deve rivolgere a tutti e non a specifiche categorie. Il contrasto alla povertà deve essere un Livello Essenziale di Assistenza garantito in tutto il Paese».

Dalla Cisl con Lorenzo Lusignoli si invita il governo a «fare uno sforzo per recuperare le risorse necessarie a far partire il Reis in un Piano quadriennale che contempli sì la gradualità ma anche la certezza sugli obiettivi da raggiungere anno dopo anno, fino alla completa introduzione di uno strumento organico, strutturale e universale di lotta alla povertà».

Silvana Roseto della Uil ha evidenziato come «anche a causa della crisi economica, che ha ancora pesanti strascichi, il disagio sociale è, ormai, un’emergenza trasversale che richiede interventi basati su una programmazione complessiva che investa tutti gli ambiti della società e coinvolga tutte le Istituzioni. Il Governo, contro la povertà assoluta, inserisca nella Legge di stabilità una soluzione strutturale, non frammentata e assistenzialistica e con fondi certi come il reddito di inclusione sociale».

Antonio Misiani di Legautonomie ha sollecitato «un cambio di passo delle politiche pubbliche nella lotta alla povertà, le quali devono avere gli enti locali e il terzo settore come protagonisti in una cornice nazionale, con poteri sostitutivi precisi se le cose sul territorio non marciano. I soldi si devono trovare come sono stati trovati per il bonus 80 euro e abolizione tassazione prima casa, anche sfidando la Ue in nome del primato della politica sulla tecnocrazia, perché sono soldi ben spesi: hanno una finalità sociale ma sono un efficace sostegno per la domanda interna; aiutano chi è rimasto indietro ma fanno bene a tutta la vita sociale, civile ed economica del Paese».

Dalla Conferenza Regioni e Province autonome, Rita Visini ha ricordato che «non tutti i territori erogano servizi sociali in maniera omogenea su tutto il territorio nazionale. Bisogna realizzare i livelli essenziali di assistenza anche per le politiche sociali».

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Fonte: www.acli.it

F.L.

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