Ambiente e dissesto idrogeologico: una analisi dai dati nazionali e regionali

Oggi 5 giugno è la giornata mondiale dell’ambiente ed è importante, in occasioni come queste, analizzare la situazione generale in cui viviamo anche in relazione ai più recenti fatti di cronaca.
Le gravi conseguenze delle precipitazioni anomale che si sono verificate in Emilia-Romagna hanno tragicamente messo in evidenza come le conseguenze del cambiamento climatico possano essere rese ancora più gravi dalle trasformazioni del territorio. La progressiva urbanizzazione e cementificazione del suolo lo rendono impermeabile, agevolando lo scorrimento dell’acqua e aumentando la velocità del flusso. La presenza di infrastrutture ed edifici, sparsi per il territorio, rende più elevati i danni e aumenta la percentuale di popolazione e beni a rischio.

Nel Rapporto 2023 sul Benessere Equo e Sostenibile pubblicato da alcune settimane da ISTAT, il tema del cambiamento climatico e dell’infrastrutturazione del territorio è affrontato in numerosi indicatori. Una delle ragioni dell’elevata infrastrutturazione del territorio è l’abusivismo edilizio, piaga che continua a martoriare il fragile territorio nazionale. Vediamo che nel 2022, in Italia abbiamo 15,1 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate. In Sardegna questo dato sale a 22,5 costruzioni abusive ogni 100. A dispetto di quanto indicato in questi giorni, le regioni del Nord Italia presentano tassi di abusivismo edilizio molto bassi: il valore più elevato si registra in Liguria col valore di 6,4 costruzioni abusive ogni 100 autorizzate. Al contrario, in Campania, Basilicata e Calabria ogni 100 costruzioni autorizzate, ve ne sono 50 abusive.

Identificare porzioni del territorio che necessitano di particolare tutela permette di mantenere ecosistemi naturali nei quali l’elevato livello di naturalità può contrastare l’effetto dell’impermeabilizzazione dei suoli, in aree maggiormente infrastrutturate. La Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 prevede che gli stati membri arrivino a proteggere il 30% del loro territorio entro la fine del decennio.

In Italia, circa il 22% del territorio è protetto. La Sardegna sta sotto la media nazionale e si ferma al 20% circa. L’Emilia-Romagna è l’ultima regione per percentuale di territorio protetto e si ferma al 12%, distante dall’Abruzzo che ha un valore triplo di territorio protetto.

Il 36,1% dello spazio rurale italiano risultava depauperato dall’erosione causata all’abbandono di spazi agricoli e territori rurali. È grave che gli indicatori sull’erosione non siano stati aggiornati e si debba far riferimento ad un dato così lontano nel tempo.
In Sardegna, tale dato è pari al 27,1%: solo tre regioni registrano una percentuale inferiore. Circa il 43% del territorio rurale dell’Emilia-Romagna risulta affetto da erosione causata da abbandono: in Umbria, Friuli-Venezia Giulia, Calabria, Liguria, Valle d’Aosta e Molise oltre metà dello spazio rurale risulta compromesso dall’erosione. In Valle D’Aosta lo è il 66,5% del territorio rurale e in Molise il 74,4%.

La Sardegna è la regione italiana col la percentuale inferiore di spazio rurale nel quale si registrano fenomeni di erosione dovuti alla dispersione urbana: appena il 6,5% contro il 22,2% della media nazionale. Lazio e Veneto hanno oltre la metà dello spazio rurale affetto da erosione per dispersione urbana; in Emilia-Romagna è il 27% del territorio.

La Sardegna ha appena il 3,35% del suolo impermeabilizzato da copertura artificiale, contro il 7,21% della media nazionale. Solo tre regioni fanno meglio della Sardegna e sono caratterizzate da una percentuale elevata di territorio montano. Campania, Veneto e Lombardia hanno oltre il 10% del loro territorio impermeabilizzato per copertura artificiale.

L’1,3% della popolazione sarda risulta esposta al rischio di frane, contro il 2,2% della media nazionale. La Valle d’Aosta registra il valore più elevato con il 12,1% della popolazione a rischio.

Maggiore è la percentuale di popolazione sarda esposta al rischio di alluvioni, pari al 7,5%, al di sotto della percentuale media regionale pari all’11,5%. La regione italiana con la percentuale superiore di popolazione residente in aree a rischio di alluvione è l’Emilia-Romagna col 62,5% della popolazione nel 2020 che viveva in aree a rischio.
Il dato riportato da ISTAT nel Rapporto 2023 sul Benessere Equo e Sostenibile è riferito al dato medio dei tre scenari di pericolosità. L’Emilia-Romagna registra il valore più elevato di popolazione esposta al rischio di alluvioni anche nello scenario di rischio associato alla minore pericolosità col 69,4%, contro il 20,6% della media regionale. La Sardegna in questo scenario registra il 16,4% di popolazione esposta al rischio di alluvioni.

La regione che ha la percentuale più elevata di popolazione residente in aree a rischio alluvione nello scenario di maggiore pericolosità è la Campania con il 12,1 (la Sardegna registra il valore di 4,1% in linea con il 4,1% a livello nazionale).

A livello provinciale, vediamo che è la provincia di Oristano che registra la percentuale più elevata di popolazione esposta al rischio di alluvione nello scenario di media pericolosità, pari al 14,8%, seguita dal Sud Sardegna con l’8,2%, l’area metropolitana di Cagliari con il 7,3%, la provincia di Sassari con il 5,9% e infine la provincia di Nuoro con il 4,7%.

È bene non dimenticare che questi dati risentono fortemente della bassa densità abitativa della Sardegna, 65,36 abitanti per chilometro quadrato, contro la media nazionale di 165 abitanti per chilometro quadrato. In Sardegna, l’8,4% dei beni culturali sono a rischio di alluvione nello scenario medio, una percentuale che è circa la metà di quella nazionale, pari al 16,5%. In questo stesso scenario, risultano 7 impianti ad alto rischio di incidente rilevante in aree esposte al rischio alluvione, equivalenti al 12% degli impianti con queste caratteristiche presenti in Sardegna.

Vania Statzu

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