“Dieci anni di magistero sociale di Papa Francesco”, conferenza di Monsignor Baturi alla platea di Bankitalia

Si è svolta venerdì 17 febbraio presso il Centro Convegni Carlo Azeglio Ciampi della Banca d’Italia, una conferenza dell’arcivescovo di Cagliari nonché segretario generale della Cei Giuseppe Baturi, sul tema “Dieci anni di magistero sociale di Papa Francesco”. L’evento, organizzato dall’Ente nazionale per il microcredito, è stato aperto dall’indirizzo di saluto del vicedirettore generale della Banca, Piero Cipollone, e introdotto dal presidente dell’Ente per il microcredito, Mario Baccini.

Come riportato dal quotidiano Avvenire, l’arcivescovo ha tratto la cifra interpretativa principale del magistero sociale di papa Francesco dal documento programmatico del pontificato, Evangelii Gaudium, evidenziando come: «Il kerygma -l’annuncio del vangelo ai non credenti- possiede un contenuto ineludibilmente sociale: nel cuore stesso del Vangelo vi sono la vita comunitaria e l’impegno con gli altri. Il contenuto del primo annuncio ha un’immediata ripercussione morale il cui centro è la carità». L’insegnamento sociale del Papa mira dunque a «promuove la partecipazione delle comunità al bene comune, nei processi di costruzione e guarigione della società».

La Chiesa non dà indicazioni socio-politiche specifiche ma indica dei principi sociali che sono fondamentali per preparare il futuro di cui abbiamo bisogno. Fra questi vi sono «il principio della dignità della persona, il principio del bene comune, il principio dell’opzione preferenziale per i poveri, il principio della destinazione universale dei beni, il principio della solidarietà, della sussidiarietà, il principio della cura per la nostra casa comune. Tutti questi principi esprimono, in modi diversi, le virtù della fede, della speranza e dell’amore, che non sono sentimenti ma atteggiamenti». Il miglior modo per mettere in pratica questi principi è prendersi cura degli altri anche tramite la partecipazione ad associazionismo, volontariato, vita nelle parrocchie e nelle realtà territoriali.

In un momento di allontanamento dalla partecipazione politica, che si evince dall’alto tasso di astensionismo, le parole dell’arcivescovo devono obbligare a una riflessione su quanto possa essere in realtà importante la partecipazione alla vita sociale dell’ambiente in cui viviamo; è solo da una società partecipe e capace di difendere i diritti di tutti, a partire dagli “ultimi”, che si può operare per migliorare la vita di tutti.

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