Invecchiamento della popolazione: spunti di riflessione su reddito, ricchezza e solidità finanziaria degli over 65

In Italia, si registra un progressivo invecchiamento della popolazione: il 12,5% della popolazione ha tra i 0 ed i 14 anni, il 63,4% ha tra i 15 ed i 64 anni e il 24,1% ha oltre 65 anni. In Sardegna, la piramide demografica appare ancora più polarizzata con solo il 10,4% della popolazione con meno di 15 anni e il 26,3% con 65 anni e oltre
Tale situazione è destinata ad acuirsi nei decenni successivi: nel 2050, gli under 15 saranno solamente il 9%, quelli nella fascia 15-64 anno il 48% e gli over 64 saranno il 43%.
Lo scorso anno fece clamore l’Indagine sulla Qualità della Vita del Sole 24 Ore che sanciva Cagliari come la provincia col la miglior qualità della vita per gli over 65: tale primato è stato velocemente perduto e oggi nessuna delle province sarde si trova nei primi 10 posti della classifica, anche se in alcuni ambiti (disponibilità di infermieri non pediatrici e di geriatri,  diffusione di biblioteche ed esposti per inquinamento acustico) le province della Sardegna presentano risultati migliori della provincia di Trento prima in classifica. Sono sicuramente messe in una posizione nettamente peggiore per quanto riguarda l’assistenza domiciliare, il trasporto di anziani e disabili e i posti letto in RSA. La provincia con la posizione in classifica migliore è Oristano che è al 13° posto, seguita da Nuoro al 18° posto, Cagliari al 35° posto, Sassari al 46° e il Sud Sardegna al 98°. Su 107 province. Se andiamo a vedere il peso dei pensionati sui redditi, vediamo che nelle attuali cinque province sarde prevalgono i contribuenti con redditi da lavoro dipendente su quelli che percepiscono redditi da pensione. Nell’area metropolitana di Cagliari si ha la differenza più elevata con il 55% di redditi da lavoro e il 33% soltanto di redditi da pensione; segue la provincia di Sassari, con il 54% e il 34% rispettivamente e il Sud Sardegna con il 50% ed il 40%.
Nelle province di Nuoro e Oristano, invece, la quota di redditi da lavoro è inferiore al 50%, rispettivamente 48% e 47% e la quota di redditi da pensione arriva al 40% e 41% rispettivamente. Se andiamo a vedere i valori assoluti, troviamo però che nel- l’area metropolitana di Cagliari, il reddito medio da lavoro di- pendente è inferiore al reddito medio da pensione (rispettiva- mente, 20.861,88 euro e 21.420,95 euro); una situazione simile si registra nella provincia di Sassari, ma con una differenza inferiore (17.635,20 euro rispetto a 17.755,58 euro). Nelle altre province, invece, i redditi da lavoro sono superiori a quelli da pensione. Questo induce due conclusioni: attorno ai centri principali dell’isola in termini demografici, si hanno quote inferiori di pensionati, ma si tratta di soggetti con carriere contributive solide che hanno portato ad una presenza di pensioni di importo elevato che determinano un valore medio alto per la situazione isolana; al contrario nel resto dell’Isola, abbiamo quote maggiori di pensionati ma non pensioni di importa inferiore, probabilmente legati a tipologie contributive meno solide e di importo inferiore.

I dati Istat al 2020, indicano che la spesa per interventi e servizi sociali dei comuni singoli e associati in Sardegna è pari al 5,8% del totale della spesa nazionale, con un valore medio pro-capite di 283 euro, contro i 132 a livello nazionale. Se andiamo a vedere nello specifico quanto viene allocato per gli anziani, vediamo che ad essi è destinata una quota pari al 13,2% del totale speso dai comuni sardi contro il 15,9% della media nazionale (a fronte di una spesa media del 13,4% nel Sud e dell’11,4% nelle Isole), con un valore pro-capite della spesa pari a 150 euro, contro i 90 euro della media nazionale. La quota principale della spesa in interventi e servizi sociali dei comuni va all’assistenza domiciliare (il 60%) e di questa il 27,8% va a coprire le esigenze degli anziani, con un costo pro-capite superiore ai 3mila euro contro i 2025 della media nazionale. L’83% dei comuni risulta coperto dall’assistenza domiciliare per gli anziani, dato in linea con la media nazionale.

Tuttavia, pensare alla componente anziana della società solamente in termini di assistenza e costi non tiene in considerazione il fatto che, come rilevato a livello nazionale da Confindustria nel 2020, gli over 65 si caratterizzano per vari punti rilevanti: un consumo pro-capite medio annuo più elevato, 15,7mila euro (contro i 12,5 per gli under 35); un reddito medio più alto, 20mila euro (a fronte di 16mila degli under 35); una maggiore ricchezza reale pro-capite, 232mila euro (vs 110mila); una solidità finanziaria superiore, con 1 anziano su 10 indebitato (a fronte di quasi 1 su 3 tra gli under 40); un’incidenza della povertà inferiore della metà rispetto agli under 35 (13% vs 30%); una resilienza al ciclo economico in quanto il reddito medio annuo degli over 65, tra le diverse fasce d’età, è l’unico ad avere superato i livelli pre-crisi.
La domanda generata direttamente dagli over 65 in Italia è pari a quasi un quinto dell’intero ammontare dei consumi delle famiglie residenti. Si stima che nel 2030 la quota varrà circa il 25% del totale e nel 2050 il 30%.

Vania Statzu

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