Breve analisi sullo stato della formazione professionale

La ripresa del settore della formazione professionale dedicata ai disoccupati: analisi sugli esiti della strategia che punta sulla “quantità” dell’offerta formativa.
Il settore della formazione professionale nella nostra regione ha passato un periodo di stallo che ha portato le agenzie formative a chiedere maggiore capacità di spesa all’amministrazione regionale in carica lo scorso anno. La questione che più ha fatto discutere era la disponibilità di ingenti fondi finanziari e l’incapacità di metterli sul campo, lasciando così il fabbisogno formativo dell’utenza inascoltato. Nell’autunno 2023, con l’Avviso regionale PQ, finalmente è stato possibile costituire un catalogo formativo che è stato alimentato da migliaia di corsi finalizzati al rilascio della qualificazione di interi profili professionali.
Detto così sembrerebbe che i problemi del settore si siano risolti ma questo è vero solo parzialmente. Il sistema a catalogo non premia la capacità progettuale delle agenzie formative ma premia la capacità di marketing e di vendita, elementi che caratterizzano fortemente le attività che concorrono nel libero commercio e non servizi che devono essere garantiti costantemente e che rappresentano un diritto della popolazione. Quando ci si deve dedicare al potenziamento delle competenze delle risorse umane e quando la formazione è uno strumento attivo per la lotta contro la disoccupazione la centralità dei progetti formativi deve essere rappresentata dalla qualità del servizio, dalla capacità di erogare il servizio in tempi brevi per rispondere prontamente ai fabbisogni ma soprattutto dalle reali opportunità lavorative che si creano.
Come è stato detto e ripetuto puntualmente durante i momenti di confronto all’interno del sistema ACLI, la formazione ha senso quando ha un obiettivo ben preciso, ossia quello di trasferire competenze che realmente diano una marcia in più nel costruire o avviare un proprio percorso professionale.

I fondi messi a disposizione dall’Avviso PQ per la seconda finestra sono già esauriti: nonostante l’apertura delle iscrizioni, sia ai corsi approvati in autunno e che ai nuovi corsi integrati nel catalogo con la seconda finestra, fosse avvenuta il 29 febbraio alle ore 16 in pochissime ore decine e decine di utenti non hanno potuto procedere con l’inoltro delle domande. È arrivata poi la conferma ufficiale con un comunicato della Regione datato l’8 marzo. Questo evento non ha di certo favorito le agenzie che hanno atteso l’apertura ufficiale delle iscrizioni per avviare la propria campagna di promozione dei nuovi corsi; allo stesso tempo, gli utenti, interessati ai percorsi formativi indisponibili nel catalogo della versione autunnale, non hanno avuto nemmeno l’opportunità di inoltrare la propria iscrizione.

Con la prima finestra, aperta in ottobre e sospesa a dicembre dell’anno appena passato, sono emerse diverse criticità. Innanzitutto gli aspiranti allievi che consultavano l’elenco dei corsi, disponibili sul portale Sardegna Lavoro, non avevano idea di quale fosse l’ente formativo che erogasse il corso, pertanto spesso è capitato di fornire assistenza nella procedura di iscrizione per poi scoprire all’ultimo che il corso di interesse non fosse quello erogato dall’agenzia contattata. In secondo luogo, la quantità eccessiva di corsi inserita a catalogo ha disperso le iscrizioni e ci sono numerosissimi corsi fermi a quota 1 iscritto. Per ultimo, ma non per rilevanza, il sistema che prevede la possibilità di avviare il corso con un numero minimo di iscritti (pari a 12) ha generato tempi di attesa lunghissimi per i candidati, ai quali si sono aggiunti i tempi burocratici per la concessione del finanziamento, la comunicazione dell’impegno di spesa e tutti gli altri adempimenti preliminari.
Il risultato è che un corso, per cui le iscrizioni sono state aperte a ottobre, ha visto completare il gruppo classe a dicembre inoltrato, concludere la prima fase burocratica i primi di marzo e ridurre i candidati da 15 a 4, venendo così meno il requisito del numero minimo dei 12 partecipanti per poter partire con il progetto formativo. Gran parte dei rinunciatari ha trovato un’occupazione, qualcuno ha cambiato idea sul percorso formativo da intraprendere e, purtroppo, qualcuno non ha molta fiducia in questa politica attiva del lavoro così burocratizzata e poco fruibile.

Per dimostrare quanto detto sopra presentiamo un po’ di numeri. Il numero dei corsi che costituisce il catalogo finanziato dall’Avviso PQ è pari a 4.508 corsi, di cui 283 hanno raggiunto almeno i 12 iscritti (6% del totale). Con i suoi 48 corsi attivati sui 163 proposti, il settore che ha riscosso maggiore successo è stato quello dei Servizi culturali e dello spettacolo, il quale ha visto l’attivazione di circa il 30% dei corsi proposti, raggiungendo le 929 iscrizioni. Nel dettaglio, sono stati finanziati ben 32 corsi per Visagista -Truccatore estetico e dello spettacolo, per un totale di 535 iscrizioni e 16 corsi per Tecnico dei servizi bibliotecari per un totale di 394 iscritti. Altro dato interessante è il boom di iscrizioni al corso per Tecnico di sartoria artigianale, con più di 250 iscrizioni e 13 corsi finanziati. Anche il settore Servizi turistici, ricettivi e di ristorazione ha raggiunto dei numeri importanti soprattutto in termini di rappresentatività nel catalogo con 1129 corsi proposti, di cui 51 hanno ottenuto il finanziamento con 921 iscrizioni. Il profilo che è stato maggiormente scelto dai candidati è l’addetto alle attività di cucina, con un numero di iscrizioni pari a 229 e un numero di corsi attivabili pari a 13. Resistono il settore Informatica e telecomunicazioni con 21 corsi attivabili, di cui 12 per Web designer, e il settore Agricoltura, zootecnia, silvicultura e maricultura con 52 corsi attivabili sui 453 proposti, di cui 19 per Operatori forestali specializzati, a cui si sono iscritte 277 persone.
I settori che invece hanno registrate percentuali dello 0% sono la Distribuzione commerciale, l’Edilizia e il Legno, sughero e produzione mobili.

Il quesito che ci poniamo, dopo aver osservato i numeri sui futuri profili professionali che verranno formati, è se tale offerta formativa risponda realmente alle esigenze del mercato del lavoro. I dati Excelsior Unioncamere ci aiutano sicuramente a rispondere a tale quesito. Nell’ultima pubblicazione, i dati ci dicono che a livello nazionale sono oltre 447mila i contratti programmati dalle imprese nel mese di marzo. In crescita le previsioni di entrata nei settori dei servizi (+10,5% nel mese e +11,4% nel trimestre), grazie in particolare agli andamenti attesi da turismo (+16% nel mese e +14,3% nel trimestre) e commercio (+14,6% nel mese e +17,2% nel trimestre). Positivi i flussi programmati dalle imprese delle costruzioni (+2,7% rispetto a marzo 2023 e +7,4% rispetto al corrispondente trimestre). I profili più difficili da trovare nel mercato del lavoro riguardano gli operai specializzati (64,6%), gli operai conduttori di impianti (54,3%) e i tecnici (54,2%).
Il trend nazionale è confermato dalle previsioni per la nostra regione in cui, come si può osservare nella scheda di sintesi, il mercato del lavoro nel prossimo trimestre sarà caratterizzato dalla richiesta di profili altamente specializzati, di personale per i servizi di pulizia (oltre 5 mila le assunzioni previste), di addetti nel settore ristorazione, che tocca un fabbisogno superiore agli 11 mila lavoratori, di operai per il settore delle costruzioni (oltre 2 mila lavoratori richiesti) e per il settore trasporti e logistica (3 mila lavoratori richiesti).

Le due analisi condotte, una sul versante dell’offerta formativa garantita a livello regionale e l’altra sulle previsioni del mercato del lavoro, ci dimostrano che il fabbisogno professionale espresso dalle aziende sarà parzialmente soddisfatto dal sistema della formazione e delle politiche attive del lavoro sardo. Sarà interessante monitorare l’inserimento lavorativo di oltre 500 truccatori, oltre 300 tecnici bibliotecari e degli oltre 100 tecnici di sartoria artigianale.

Dopo l’Avviso PQ, ora si confida nell’avviso, pubblicato a fine febbraio, per la costituzione di un nuovo catalogo, questa volta però, di formazione di breve durata (monte ore massimo pari a 270 ore), per cui sarà carico delle agenzie rilevare il fabbisogno formativo, coinvolgendo attivamente le aziende di tutti gli ambiti territoriali della Sardegna. Sardegna sapere è impegnata a rilevare il fabbisogno attraverso la diffusione di un questionario online con la speranza di ricevere più adesioni possibili e fare un ulteriore tentativo nel costruire reti e relazioni stabili con il tessuto produttivo affinché il nostro ruolo possa essere quello di creare un “ponte resistente” tra domanda e offerta di lavoro senza creare false illusioni a chi si rivolge a noi agenzie formative per dare una svolta ai propri progetti lavorativi.

Silvia Ortu

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