L’analisi di un anno di attività delle Acli della Sardegna e i saluti del presidente regionale Franco Marras

–L’editoriale del presidente Franco Marras pubblicato sull’ultimo numero di Da capo, la rivista delle Acli della Sardegna.–

Il 2022 doveva essere l’anno della ripartenza, l’anno del PNNR, l’anno del superamento del COVID. A gennaio speravamo di lasciarci finalmente alle spalle la paura per la pandemia, la paura per una crisi economica e sociale che poteva travolgere le nostre vite; già a febbraio ci siamo invece ritrovati con la guerra nel cuore dell’Europa, con migliaia di morti, milioni di profughi e una nuova crisi economica legata alla gestione della questione energetica che alimenta la crescita dell’inflazione portandola sopra le due cifre, un dato che non vedevamo da diversi decenni. In una situazione già molto difficile, anche la politica ci ha messo del suo precipitando in una crisi che ha chiuso l’esperienza del governo guidato da Mario Draghi portandoci alle elezioni politiche in un tempo post feriale inedito che ha visto prevalere la proposta della destra in modo netto e conseguentemente ad un governo per la prima volta guidato da una donna.

In tutti questi momenti difficili le Acli della Sardegna sono state presenti.
Ci siamo stati per accogliere i profughi ucraini, per ospitarli, per permettergli di studiare la nostra lingua e consentire loro una più semplice integrazione, affiancandoli nella ricerca di un lavoro; e anche, soprattutto per i più piccoli, offrire momenti di normalità e festa, affinché la lontananza di casa fosse più sopportabile.
Ci siamo stati per stare al fianco di tanti sardi che hanno vissuto e stanno attraversando momenti faticosi, con i nostri servizi di CAF e Patronato ma anche offrendo corsi e opportunità di accrescimento professionale; una presenza territoriale diffusa, una attività offerta in maniera generosa e sincera che ha anche saputo avvicinare alla loro isola di origine, attraverso i progetti del CREI, giovani sardi residenti in tutto il mondo.
Abbiamo, con lo Iares, provato a definire la reale situazione della Sardegna, con l’ambizione che queste analisi siano utili ai decisori politici nella costruzione di percorsi di ricostruzione e di opportunità per chi in questo momento vive il disagio.

Abbiamo fatto tutto questo senza mai derogare alla scelta di autonomia; una autonomia, come già mi è capitato di dire, che significa essere liberi di scegliere senza costrizioni, senza interessi, senza sospetti e unicamente per il bene comune.

Questo editoriale è particolare per me perché sarà l’ultimo da Presidente Regionale. Ho infatti rassegnato le dimissioni mantenendo fede all’impegno di portare questa responsabilità sino a metà di questo mandato congressuale. Nessun conflitto, nessuna modifica della linea politica. Non spetta certamente a me fare il bilancio di quanto fatto; per quanto mi riguarda ho la consapevolezza di aver svolto un compito importante e prestigioso al meglio delle mie possibilità potendo contare su tanti che mi sono stati vicini in questi anni.

Questo è il tempo del Natale e l’augurio che voglio rivolgervi è quello di un Natale e di un nuovo anno vissuti all’insegna della ricostruzione e del coraggio, per vincere la tristezza, non cedere alla malinconia, alla sfiducia, al disamore. Un tempo in cui si possa ancora fare spazio allo stupore per scorgere, nonostante tutto, la luce di una buona notizia contrapposta all’oscurità delle macerie morali, materiali e spirituali da cui rischiamo di essere travolti. Il Natale che abbiamo imparato a celebrare evoca le ragioni dell’incontro, del dialogo, del bene comune, unisce e non divide, riconcilia, pacifica, esige il meglio per tutti e per ciascuno. I cristiani sanno che si tratta di una promessa che Dio rivolge a tutte le donne e agli uomini di buona volontà, per scuotere la storia, invitare alla semplicità, all’altruismo, alla riconciliazione, alla giustizia.
Le Acli della Sardegna, sono certo, continueranno ad essere quel luogo accogliente di incontro, di riflessione, di aiuto concreto per quanti vorranno esserne parte.

Buon Natale e buon anno a tutti,
Franco Marras

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