Le ACLI per l’Ucraina: le attività in aiuto dei profughi

Continuano le attività di CREI, Acli Cagliari e Acli Sardegna in soccorso dei profughi dell’Ucraina. 

In queste settimane le Acli hanno fatto attività di formazione per diversi operatori e professionisti dell’ambito psico-sociale e per i volontari del servizio civile che hanno dato la disponibilità a offrire accoglienza umanitaria e supporto psicosociale alle famiglie Ucraine fuggite dal loro paese a causa della guerra. Inizialmente è stato avviato un percorso di conoscenza delle diverse figure di volontari che andranno a costituire i gruppi di lavoro per le diverse attività di accoglienza e cura dei profughi Ucraini già arrivati nel nostro territorio locale, Cagliari e città metropolitana, in modo che tali operatori possano essere preparati dal punto di vista sociale e psicologico a gestire l’emergenza umanitaria che andremo a vivere nei prossimi mesi.  

Tenuto conto che questi profughi saranno sicuramente portatori di esperienze traumatiche di vario livello, legate alle esperienze di guerra che hanno dovuto subire, le Acli hanno richiesto la consulenza tecnica di due psicologhe, le dottoresse Deidda e Viale, che hanno sviluppato competenze nell’ambito della psicologia della emergenza e nel trattamento di persone con differenti disturbi clinici legati ai traumi (terapeuti esperti in EMDR, dall’inglese Eye Movement Desensitization and Reprocessing, Desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari). 

Dopo un primo incontro, svoltosi a inizio aprile, di conoscenza delle diverse figure professionali e dei volontari, si sono avviati alcuni percorsi formativi per questi soggetti rispetto alle modalità di gestione sociale e psicologica dei profughi; questi sono soprattutto donne, madri con bambini e adolescenti che stanno arrivando o sono già state accolte nelle nostre città e famiglie. Tale formazione, che ha lo scopo di preparare dal punto di vista teorico-pratico tutto il personale che dovrà poi interfacciarsi con questi soggetti, è stata condotta dalle dottoresse Deidda e Viale e ha visto partecipare psicologi di varia formazione, gli insegnanti che stanno insegnando l’italiano ai profughi, i counselor, i mediatori culturali e giovani volontari. 

In una seconda fase dell’intervento si andrà a interagire direttamente coi rifugiati, attraverso delle attività psicologiche in gruppo (con gruppi di mutuo-aiuto o gruppi condotti da uno psicologo coordinatore) sui problemi connessi allo stress e ai traumi provocati dalla guerra. Sulla base della valutazione dei bisogni delle persone accolte in famiglia o in altre sedi proposte dagli enti comunali e provinciali, potranno essere richieste anche delle consulenze psicologiche individuali e degli interventi psicoterapici per il singolo che dovesse presentare problemi psicologici di maggiore rilevanza clinica. 

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