Report Legàmi: 180.000 sardi impegnati nel terzo settore nell’isola

Legàmi, lo studio dello Iares e delle ACLI della Sardegna analizza la conoscenza e la percezione dell’attività del terzo settore. 180.000 i sardi impegnati 

Dai dati emerge un elevato grado di fiducia, una valutazione molto positiva sull’efficacia delle attività svolte e ampi margini di crescita e miglioramento per il futuro. 

Il 58% dei sardi ritiene importante o molto importante il ruolo svolto dal terzo settore nella società sarda. Un dato oltre modo positivo soprattutto se raffrontato con il grado di fiducia, spesso molto basso, riposto in altre istituzioni e soggetti tradizionali. Ma è anche un dato che ha ampi margini di miglioramento se si considera che solo una persona su tre ha una conoscenza diretta delle organizzazioni del terzo settore in Sardegna, e tra queste persone ben l’83% sono quelle che valutano come molto elevata l’efficacia delle azioni poste in essere dalle stesse organizzazioni. 

In estrema sintesi: chi entra direttamente in contatto con il mondo del terzo settore sardo mostra un grado di apprezzamento decisamente alto.

Sono questi i risultati più significativi dell’indagine che le Acli della Sardegna con il proprio istituto di ricerca IARES ha condotto su dati rilevati da SWG per valutare la conoscenza dei sardi sull’attività svolta dalle organizzazioni del terzo settore e sulla percezione e valutazione della sua efficacia e utilità. Quello che emerge, come abbiamo visto già dalle prime risultanze, consente di guardare anche con grande fiducia al futuro del terzo settore che mostra di avere un potenziale di crescita importante. 

La conoscenza diretta di organizzazioni del terzo settore, come abbiamo detto, è ancora molto bassa, solo il 33%, ed è ancora più bassa la conoscenza delle opportunità lavorative ad esso collegate (il 30%). Questo vuol dire che un investimento di conoscenza della potenzialità lavorative accompagnato da percorsi formativi dedicati può portare ad accrescere la qualità del capitale umano impegnato professionalmente nel terzo settore. 

A fronte di un 58% di persone che dichiarano importante il ruolo del terzo settore c’è un 13% di persone che effettuano attività di volontariato o civismo: sembra poco ma misurato sulla popolazione sarda con più di 18 anni significa che in Sardegna sono oltre 180.000 persone impegnate nel terzo settore, per 324.000 ore annue di servizio volontario, quasi 20 mila posti di lavoro full time. Si tratta di un potenziale importante in termini di capitale sociale e di soggetti ai quali sarebbe giusto dedicare un’attenzione particolare. 

Rispetto all’Italia, la Sardegna appare perfettamente allineata per numero di istituzioni e lavoratori impegnati. Sono meno diffuse le fondazioni e più invece le cooperative sociali in Sardegna.

 I settori più sviluppati in termini di lavoratori sono il sociale e il sanitario che occupano i 2/3 degli occupati nel terzo settore, mentre sono la metà rispetto all’Italia il numero di lavoratori impegnati nell’istruzione e nella ricerca in ambito di terzo settore nell’isola.

“Continuiamo a sviluppare il nostro lavoro di ricerca sociale che da oltre 15 anni partecipa è parte integrante del nostro operare concretamente – ha affermato Franco Marras, Presidente delle Acli e dello Iares – e mettiamo a disposizione il nostro lavoro dei decisori politici e degli attori del sistema sociale. Con le analisi svolte in questi mesi emerge con chiarezza quanto il terzo settore sia un soggetto articolato ma capace di una rappresentanza univoca nella visione dei cittadini con un potenziale elevato di fiducia a cui la politica dovrebbe guardare con attenzione e sensibilità, con capacità di ascolto che non è sempre costante né continua. Lo si vede dalle recenti iniziative sulle politiche sociali dell’assessorato alla sanità dove al contrario dei principi e dei modelli nazionali di sostegno ai progetti del terzo settore e dell’associazionismo di promozione sociale, in Sardegna si privilegia un modello dispersivo che può produrre consenso ma non servizi e interventi strutturati. Confidiamo che questi dati che invieremo al Presidente della Giunta e agli assessori competenti, consentano una revisione delle politiche attuate in quest’ultimo anno.”

Il link al report completo qui sotto.
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